Pratiche artistiche e curatoriali: come costruire reti di cooperazione nel post pandemia?
19 NOVEMBRE 2022
ore 10:30 – 17:00 (pausa 13:00 – 14:00)
Auditorium Centro Culturale Altinate San Gaetano, via Altinate 71, Padova
con Marco Baravalle, Babilonia Teatri, Pietro Gaglianò, Camilla Seibezzi a cura di Caterina Benvegnù e Stefania Schiavon
Il seminario si propone di indagare quali trasformazioni abbiano scosso le pratiche artistiche e curatoriali, così come le istituzioni e le modalità di fare arte, a seguito della crisi pandemica e quali siano i cambiamenti necessari ancora da apportare.
Assieme agli ospiti invitati, discuteremo di cosa significa per artisti e artiste, operatrici e operatori culturali, cambiare la prospettiva sulla propria pratica e sull’incidenza che essa ha sul mondo; inoltre, in che modo si sono trasformate e quali direzioni devono prendere le relazioni con le istituzioni d’arte, con i centri indipendenti, con la “committenza”, e ancora con le comunità, gli spazi urbani, l’ambiente? In che modo affrontare le dinamiche di competizione, performatività, disparità, iperproduzione che la crisi pandemica ha acuito? Quali alternative è doveroso mettere in campo?
A partire dall’analisi di alcune parole centrali, passando per l’importanza del fare collettivo e della costruzioni di reti di cooperazione, la giornata intende offrire momenti aperti di discussione e confronto tra addetti ai lavori del settore culturale del territorio veneto e non solo.
BIO OSPITI:
Marco Baravalle è ricercatore, curatore e attivista. Assegnista di ricerca nel progetto INCOMMON all’università IUAV di Venezia. I suoi interessi comprendono la relazione tra arti visive/performative e commons; l’attivismo, le pratiche artistiche alter-istituzionali. Fa parte del collettivo Sale Docks che a Venezia autogestisce uno spazio per le arti contemporanee ed è cofondatore dell’Institute of Radical Imagination, un gruppo di artist_, ricercat_, curat_ e attivist_ , attivo all’intersezione di arte e commons. Autore del volume L’autunno caldo del curatore. Arte, neoliberismo, pandemia (Marsilio, 2021) e curatore de L’arte della sovversione (Manifestolibri, 2009).
Camilla Seibezzi (Venezia, 1966), consulente per le attività culturali e l’innovazione, è esperta in progettazione culturale quale fondamento per lo sviluppo e la riqualificazione territoriale, insediamento e sviluppo delle industrie creative, formazione e programmi di tutela dei diritti civili e politiche contro le discriminazioni di genere. Insegna al master in Management della comunicazione e Politiche Culturali dell’università Iuav di Venezia ed è responsabile di un progetto di ricerca sull’evoluzione del concetto di genere nelle arti visive contemporanee presso la Fondazione La Biennale di Venezia. Ha scritto le linee guida per la formazioneper conto di musei e realtà imprenditoriali di diverse dimensioni e contribuito alla crescita istituzionale di note realtà pubbliche e private. Ha un’esperienza trentennale come project manager nella progettazione e realizzazione di mostre di livello internazionale, molte delle quali presenti nelle diverse edizioni della Biennale arte di Venezia.
Pietro Gaglianò (1975) è critico d’arte, educatore e curatore indipendente. Dopo la laurea in architettura ha approfondito il rapporto tra l’estetica del potere e le contronarrazioni agite dall’arte, prediligendo il contesto urbano e sociale come scena dei linguaggi contemporanei, con una particolare attenzione per i sistemi teorici della Performance Art. Nei suoi libri e nelle sue mostre è centrale la sperimentazione di formati ibridi tra arte e scienze sociali per coltivare la percezione politica dello spazio pubblico e della comunità. Su questo tema e sul ruolo dei monumenti celebrativi ha pubblicato, oltre a numerosi saggi, Memento. L’ossessione del Visibile (Postmedia Books, 2016). Insegna in istituzioni italiane e statunitensi ed è attivo in progetti e reti internazionali che sperimentano pratiche di arte e educazione non formale per l’inclusione sociale e contro la discriminazione. Sulla pedagogia radicale ha pubblicato La sintassi della libertà. Arte, pedagogia, anarchia (Gli Ori, 2020).
Babilonia Teatri è una formazione entrata con passo deciso nel panorama teatrale contemporaneo distinguendosi per un linguaggio che a più voci viene definito pop, rock, punk.
I fondatori del gruppo, Enrico Castellani e Valeria Raimondi, compongono drammaturgie dall’incedere unico, sorta di litanie scolpite nelle contraddizioni dell’oggi, portate in scena con attitudine ribelle. Hanno indagato diverse angolazioni della vita di provincia, cristallizzandola come microcosmo di un dolore universale, affrontato con coraggio dissacrante. Coraggio che è valso al gruppo il prestigioso Leone d’argento della Biennale di Venezia. Babilonia Teatri si caratterizza per il suo sguardo irriverente e divergente sull’oggi che mostra i nervi scoperti del nostro tempo. Per uno stile fuori dagli schemi che intende il teatro come specchio della società e della realtà. Attraverso l’uso di nuovi codici visuali e linguistici esprime la necessità e l’urgenza dell’interrogazione, per far emergere conflitti e tensioni, con ironia e cinismo, affetto e indignazione. Babilonia Teatri vince nel corso degli anni numerosi riconoscimenti tra cui il Premio Scenario, due premi Ubu, il premio Hystrio alla drammaturgia, il premio Franco Enriquez per l’impegno civile, il Premio Associazione Nazionale dei Critici di Teatro, il Leone d’argento per l’innovazione teatrale alla Biennale di Venezia.